Si tratta della più grande basilica gotica della città. La Chiesa di Santa Chiara è stata fondata nel 1310 da Roberto d’Angiò e dalla moglie Sancia di Maiorca. La chiesa e l’annesso monastero sorsero nella zona detta “fuori degli orti”, presso la Porta Reale. Un alto muro recintava l’intera cittadella monastica nella quale furono accolti, in edifici distinti ma contigui, Clarisse e Frati minori. Quest’ultimi occupano ora il grande complesso un tempo destinato alle monache in cui onore l’originario titolo di Santo Corpo di Cristo o Ostia Santa fu mutato in Santa Chiara. Nelle intenzioni dei sovrani la chiesa doveva accogliere le tombe della dinastia: edificata da Gagliardo Primario, fu consacrata nel 1340 mentre il campanile, poco distante, fu edificato a partire dal 1328, crollò nella parte superiore a seguito del terremoto del 1456 e fu lentamente ricostruito e portato a termine da Costantino Avellone nel 1604. L’aspetto originario della fabbrica, affrescata da Giotto fra il 1328 e il 1333 e celebrata dal Petrarca come una delle «meraviglie di Napoli», è stato molto compromesso dal terribile bombardamento che ha colpito la chiesa il 4 agosto 1943: l’incendio che seguì, durato 48 ore, lasciò integre solo le mura perimetrali e la sobria facciata in tufo. Scomparve, in quell’occasione, anche gran parte dell’ornamentazione barocca con la quale, tra il 1742 e il 1769, era stato trasformato l’interno ad opera prima di Domenico Antonio Vaccaro che ristrutturò completamente anche il chiostro delle Clarisse, poi di Gaetano Buonocore e Giovanni del Gaizo. Nel 1953, con un restauro di ripristino, la chiesa fu ricostruita in forme "gotiche".
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